martedì, agosto 10, 2010

Che avventura l'estate.

Svegliarsi presto e poi studiare, con la chiara consapevolezza di voler essere dappertutto tranne che qui.
E poi uscire con le amiche di sempre e ridere fino a stare male, cercando sempre tra la folla indistinta quell'unica persona che mi fa battere il cuore.
Mille interrogativi circolano nella testa: "faccio un tentativo?", "mi ritiro?", "è molto anti-sgamo?".
Ma poi arrivi, saluti e sorridi e io aspetto vederti girare l'angolo per saltare come una bambina di sei anni di fronte a un bel giocattolo.

Ieri sera eravamo tutti lì, davanti al cinema: voi, da una parte; noi, dall'altra.
Scherzavamo, parlavamo. Io alzavo un po' la voce per farmi sentire da te: volevo veder spuntare un sorriso dalla tua faccia in penombra.
Poi stavi per andartene e io guardavo che salivi le scale e in quel momento, bum, ci siamo osservati, ho accennato un sorriso e dopo abbassato la testa con un po' di imbarazzo.
Tornando poi a casa, le amiche mi ripetevano: "continuava a guardarti, continuava a guardarti".
Io, ridendo, ci scherzavo sopra e dicevo che non era possibile.
Ma nella mente, nel cuore, io un po' ci speravo.

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