Alcuni dicono che i sogni sono meglio della realtà.
Una cosa è certa: nei sogni di "Inception" tutto va oltre ogni aspettativa: un momento sei in un incredibile salto nel vuoto, un altro volteggi senza gravità in un hotel di lusso, un altro ancora ti ritrovi su un paesaggio innevato.
Christopher Nolan, classe 1970, a questo sogno aveva pensato molto tempo fa: una mattina come tante altre, durante il college, capì l'esistenza di "sogni attivi, sogni che potevo controllare".
Dieci anni dopo è nato "Inception", innesto, l'innesto di un'idea che Dom Cobb, il personaggio interpretato da Leonardo Di Caprio, deve immettere nella mente di Robert Fisher (Cillian Murphy).
Parte così l'avventura del "ladro di sogni per eccellenza", affiancato da un'ottima squadra di compagni (e dal nostro punto di vista, attori), attraverso cinque livelli di sogno, fino a cadere nel turbinio di immagini che Nolan con maestria presenta: città rovesciate, scale senza fine, riproduzioni del subconscio.
In un'era in cui conta di più il prodotto sicuro e il film ben impacchettato dagli Studios, Nolan tira fuori una storia originale, piena di colpi di scena, drammaticità e una dose di humour.
Altro onore da attribuire al regista britannico è la scelta del cast, che spazia da veterani -quali Michael Caine e Leonardo Di Caprio, sempre divini- ad attori semi-emergenti ma già con un futuro davanti -Ellen Page e il meraviglioso Joseph Gordon-Levitt.
Voto per Inception? 10+, come il pollo Amadori, solo che il film è molto meglio.
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